HIMMELWEG. LA VIA DEL CIELO

22 gennaio 2014 ore 21:00 FUORI ABBONAMENTO

Dopo aver diretto Ifigenia in Aulide, frutto del Corso di Alta Formazione Teatrale di Emilia Romagna Teatro, Marco Plini ha debuttato nella scorsa edizione di VIE Festival con Himmelweg – La via del cielo, uno dei testi capitali della produzione letteraria del madrileno Juan Mayorga. Classe 1965, Mayorga è considerato uno dei drammaturghi più rappresentativi della sua generazione: già insignito di importanti riconoscimenti fra cui quello di miglior drammaturgo spagnolo, Mayorga deve il suo successo alla grande attenzione che riserva alla parola, al relativismo che lascia una strada aperta alla libertà di interpretazione dello spettatore e alla sua capacità di rileggere il passato alla luce del presente, in un constante confronto con gli odierni problemi del reale. È in questa ricerca che si inserisce a pieno Himmelweg, opera in cui Mayorga rivede l’evento più tragico del Novecento, la Shoah, da una prospettiva nuova e crudelmente paradossale.

“Negli anni ’40, prima che la verità sui campi di concentramento venisse alla luce, un commissario della Croce Rossa, insospettito da questi lager, chiede ed ottiene il permesso dell’alto comando nazista di visitarne uno. Il comandante del campo architetta per l’occasione la trasformazione del lager in un villaggio modello che avrebbe lo scopo di sperimentare la vita ideale per la comunità ebraica. Il testo segue le minuziose prove di questa gigantesca messa in scena in cui il comandante assume il ruolo del regista mentre i prigionieri diventano, loro malgrado, gli attori.
Nei giorni precedenti all’arrivo del commissario della Croce Rossa si susseguono prove di varie scena di vita felice sotto il controllo del comandante del campo; alla fine il commissario subirà questa gigantesca manipolazione e non potrà far altro che scrivere ciò che ha visto in questo campo, diventando suo malgrado complice del massacro di un popolo.
Quello di Mayorga è un punto di vista estremamente affascinante da cui guardare questa immane tragedia. Il testo contiene una grande quantità di suggestioni sulla realtà e la sua manipolazione, ma soprattutto ha un grande valore di conservazione di una memoria livida e non patetica, utile in particolare ad un pubblico giovane che ormai si riferisce alla Shoah più o meno come alle Crociate: un evento storico lontano e irripetibile, sepolto in un punto della storia lontano e nebuloso”. Nella rilettura di Plini il Comandante del Lager assume il ruolo di pedagogo – regista mentre il ruolo di prigionieri è affidato a un gruppo di studenti delle Scuole medie inferiori e superiori con cui il regista ha intrapreso un laboratorio artistico-formativo, un vero e proprio percorso pedagogico condotto all’interno delle scuole stesse dei ragazzi. Marco Plini

di Juan Mayorga
regia Marco Plini
aiuto regia Thea Dellavalle
con
Giusto Cucchiarini – Delegato della Croce Rossa
Marco Maccieri – Comandante
Luca Mammoli – Gottfried
E nel ruolo dei ragazzi
Comastri Cecilia, Goldoni Luca, Vivi Giulia, Bellestrazzi Gioele,
Castagnetti Elena, Morelli Davide, Ferrari Kristian, Oliverio Brian
Scene Serena Zuffo
Costumi Marco Guyon
produzione
Centro Teatrale MaMiMò e La Corte Ospitale di Rubiera

 RECENSIONI

Michele Cantiello, Maria Cantoni, Martina Montecchi, Francesca Martini, Sara Bergamnini, Giorgia Bedeschi, Chiara Mediani, Laura Delsante – Classe V E Liceo Gobetti- Scandiano

‘HIMMELWEG – LA VIA DEL CIELO AL BOIARDO’

Un interessante punto di vista sull’ Olocausto

Mercoledì 22 Gennaio, presso il teatro “Boiardo” di Scandiano, la compagnia teatrale MaMiMò e La corte ospitale di Rubiera hanno rappresentato l’opera Himmelweg – La via del cielo di Juan Mayorga per la regia di Marco Plini con l’aiuto regia di Thea Dellavalle.

La vicenda si svolge negli anni ’40 nella Germania nazista: un delegato della Croce Rossa (Giusto Cucchiarini) decide, insospettito dalle voci che circolano sulla condizione degli ebrei nei lager, di recarsi presso un campo di internamento per compilare un dettagliato rapporto sulla situazione. Berlino accoglie la richiesta, incaricando però il comandante del campo (Marco Maccieri) di mettere in scena una farsa per nascondere la verità e far credere che il campo sia stato organizzato, in realtà, per simulare una ipotetica e ideale comunità ebraica. Da quest’ordine nasce una paradossale sceneggiata con la forzata collaborazione di Gerschom Gottfried (Luca Mammoli), un importante esponente della comunità ebraica appena internata. La presentazione della vicenda, molto originale, si articola in due momenti: un flashback iniziale, filtrato dalla memoria del delegato della Croce Rossa che presenta la storia dal suo punto di vista. Un secondo momento in cui, dopo l’uscita di scena del delegato, la farsa organizzata dai nazisti con la forzata collaborazione degli ebrei viene rivissuta e rimessa in scena sotto gli occhi degli spettatori. Alla fine il delegato viene ingannato, diventando inconsapevolmente complice dello sterminio di un popolo.

Il testo di Mayorga propone un diverso punto di vista della tragedia, che ruota intorno alla manipolazione della verità, delle menti e della storia, . È evidente come l’ animo umano, in condizione di paura e precarietà, si lasci condizionare più o meno consapevolmente dalla banalità del male che si concretizza in un meccanismo perverso in cui le vittime diventano a loro volta  carnefici. E’ impressionante come l’istinto di sopravvivenza porti gli uomini ad auto ingannarsi e ad accettare qualsiasi compromesso lesivo della loro dignità.

La messa in scena della vicenda, poi, è particolarmente suggestiva grazie sia all’interazione degli attori col pubblico (il comandante scende più volte in platea coinvolgendo direttamente gli spettatori) sia a un raffinato gioco di musiche e luci che scandiscono i momenti più intensi del racconto. Fondamentale la capacità interpretativa degli attori, in particolare Marco Maccieri si è distinto per la straordinaria abilità dialettica e la presenza scenica. Menzione speciale anche per i giovani attori che hanno calcato il palco con bravura e personalità, dimostrando che la professionalità non è questione anagrafica. Lo spettacolo è fortemente consigliato al pubblico giovane che, leggendo la Shoah nei libri di storia, lo considera un evento lontano, sepolto nel tempo e irripetibile

VE

 

Matteo Balestrazzi, Matteo Croci, Gianluca Borghi 5^F Liceo Scientifico Piero Gobetti

HIMMELWEG – La Via del Cielo

Anni ’40.

Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, a Theresienstadt, campo di concentramento tedesco, dove i prigionieri arrivavano sui treni merci per poi proseguire il loro mortale cammino verso Auschwitz.

Qui è ambientata Himmelweg – La via del Cielo, tragedia rappresentata al teatro “Boiardo” di Scandiano in occasione della Giornata della memoria e tratta da un fatto storico realmente accaduto di Juan Mayorga, drammaturgo madrileno apparso negli ultimi anni sulla scena mondiale.

La vicenda parte da un’indagine di un commissario della Croce Rossa Internazionale, deciso a far luce sulle condizioni di salute dei deportati nei campi di concentramento nazisti.

Giunto sul posto il commissario viene calorosamente accolto dal comandante del campo che per l’occasione, per dare una spinta alla propaganda, inscena una recita sotto ordine dell’Alto Commando Nazista.

In questa messinscena i carnefici diventano i protettori degli ebrei con l’obiettivo di sperimentare la “vita ideale” per la comunità ebraica in tutti i suoi aspetti.

Tutto è orchestrato per suggerire l’idea di una normale routine quotidiana caratterizzata da un clima sereno e tranquillo in cui i prigionieri possono esprimersi liberamente e convivere con i soldati tedeschi.

Alla fine della recita il comandante riprende il suo ruolo, così come lo fanno gli ebrei, condotti alla morte tramite  Himmelweg (letteralmente “La Via del Cielo”), il tratto di strada che portava dalla stazione del campo all’ “infermeria”, la quale celava il reale compito delle camere a gas.

In questo modo il commissario, tornando in patria, redigerà un rapporto non veritiero sul “benessere” dei campi, per poi essere accusato alla fine della guerra di essere una sorta di complice, suo malgrado, del progetto nazista, non avendo descritto le reali atrocità e crudeltà della Shoah.

Protagonisti dell’opera sono il commissario inglese della Croce Rossa, la cui vicenda viene narrata  tramite i suoi ricordi, dei quali a loro volta sono protagonisti il comandante del lager e Gottfried, ebreo scelto come “sindaco” della cittadina.

La tragedia ci permette di assistere ai vari punti di vista dei personaggi, con continui salti nell’intreccio: paradossalmente il comandante nazista diventa stereotipo di portatore di una cultura tesa a evidenziare la superiorità ariana in un contesto razzista, ma che in realtà si dimostra fittizia ed effimera nella sua ostentazione.

Himmelweg

è un’opera innovativa sotto i più vari aspetti, dalla “tragedia nella tragedia” alla recitazione a stretto contatto con il pubblico, riprendendo il metateatro pirandelliano; un’opera che, nella sua complessità, avvicina gli spettatori ad un tema delicato come la Shoah in modo del tutto nuovo e fresco nei suoi dialoghi e nel suo intreccio.

Per tenere vivo il ricordo e non dimenticare.

foto V F