NOMAD - IN CAMMINO CON BRUCE CHATWIN

(Gran Bretagna 2019) di Werner Herzog – 85′  Prezzo: 7,90 €

Mercoledì, 31 marzo
Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Per celebrare i 30 anni dalla morte dell’amico, Herzog prepara lo zaino da viaggio che questi gli aveva regalato prima di morire e intraprende un viaggio lungo le rotte già descritte da libri come In Patagonia o Il viceré di Ouidah da cui lo stesso Herzog trasse Cobra verde. Ricordi, testimonianze, luoghi per sancire soprattutto il diario di un rapporto personale. Autoreferenziale come molti dei suoi ultimi documentari, ma qui con una giustificazione emotiva, Nomad: in the Footsteps of Bruce Chatwin è un documentario standard e convenzionale, impegnato a cercare di costruire e ricostruire tutti i fili di una vita e di illustrare la passione per i viaggi e il nomadismo che legò le due personalità.

LIBERE, DISOBBEDIENTI, INNAMORATE - IN BETWEEN

(Israele/Francia 2016) di Maysaloun Hamoud  – 96′  Prezzo: 3,90 €

Mercoledì, 31 marzo
Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Una terra di mezzo è quella in cui vivono Laila, Salma e Nour. Sono arabe, lavorano, studiano e amano a Tel Aviv, portano incise sulle loro vite le difficoltà delle origini e quelle di un presente poco chiaro, appannato come il loro futuro. Le tre diventano amiche e giocoforza sono costrette a condividere le loro esperienze, professionali e sentimentali, che non lasciano spazio proprio alla libertà, alla autonomia e all’amore del titolo italiano. Leila è una avvocatessa assai emancipata (Mouna Hawa), Salma (Sana Jammelieh) una dj omosessuale e trasgressiva, Nour (Shaden Kamboura) una studentessa che accetta il velo e i codici di un tradizionalismo che stride con tutto ciò che le gira intorno. Condividono un appartamento in cui amanti e pretendenti entrano ed escono, in cui si beve e fuma, e i discorsi sono senza il diaframma delle convenzioni sociali e delle imposizioni politiche. Cercano una stabilità impossibile, che includa anche le loro necessità, quelle dell’anima e del corpo, del cuore e della propria affermazione – leggi indipendenza – trovando però continui ostacoli, se non peggio. Leila si butta nella vita con un entusiasmo eccessivo (fumo, alcol e droga), quasi a rimpiazzare un uomo che ancora non appare, e quando incontrerà Zaid lui la costringerà a confrontarsi con il grimaldello dell’opinione pubblica; Salma si comporta con sicurezza, ma nasconde, invece, una fragilità emotiva e relazionale alla quale può sfuggire proprio rifiutando la sua terra e ribellandosi a una famiglia che la minaccia pesantemente rifiutando di accettarla; Nour si culla nella tradizione, ostenta sicurezza e docilità, ha un fidanzato altrettanto sicuro e tradizionalista, che però espellerà le sue tossine dimostrando di essere un uomo violento e imprevedibile.

TORNA A CASA, JIMI! 10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro.

(Cipro/Germania 2018) di Marios Piperides – 92′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

L’isola di Cipro è divisa dal 1974 in due territori, uno greco-cipriota e uno turco-cipriota. Nicosia è, pertanto, l’ultima capitale europea a vivere con un muro che la divide a metà.

Yiannis, egregiamente interpretato dall’Adam Bousdoukos di Soul Kitchen (2009), è un musicista fallito in ristrettezze economiche. Lo cerca la padrona di casa, per l’affitto in ritardo di mesi. Lo cercano due minacciosi energumeni, per riavere un prestito con gli interessi. Non lo cerca, ma è da lui attentamente evitata, l’ex fidanzata, ormai tra le braccia di qualcuno capace di darle sicurezza. L’unico conforto rimastogli è proprio quello del cane Jimi.

Non è quindi una sorpresa che il protagonista sia pronto a tutto, quando il cane rimane intrappolato dalla parte turca del confine. Persino collaborare con Hasan (un ottimo Fatih Al), turco-cipriota insediatosi nella vecchia casa dei suoi genitori.

DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES

(Belgio/Francia 2015) di Jaco van Dormael – 113′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Che cosa faremmo conoscendo il giorno e l’ora esatti della nostra morte? La domanda ultima viene assunta come ipotesi di realtà dall’eccentrico Jaco van Dormael e dal suo Dio esiste e vive a Bruxelles (candidato dal Belgio per l’Oscar 2015 ). Una commedia freak e sconclusionata, in cui l’onnipotente è un misantropo che tiene famiglia – una moglie e due figli: una femmina e il maggiore, Gesù – e scherza con l’umanità inviando dal suo pc dolori e sciagure. Finché la secondogenita non ne manomette il programma spedendo a ogni povero sventurato sulla terra un sms con la propria personale deadline. E si scatena il caos. Un caos in cui il regista belga conferma di stare a suo agio, sfoggiando la classica stravaganza formale – ora visionaria, ora solo kitsch – e la solita irritante fumosità di scrittura. Dalla letteratura alla musica, l’idea di riscrivere i Vangeli di per sé non è originale ma il modo in cui Van Dormael, regista senza mezze misure, la mette in scena è stravagante e a tratti balorda. Peccato che questa teologia interamente orizzontale non si stacchi da terra nemmeno per senso e ambizioni. Il profluvio di invenzioni, il bel cast e il sotterraneo credo femminista tengono in piedi un film che procede sgonfiandosi.

RITRATTO DI FAMIGLIA CON TEMPESTA

(Giappone 2016) di Hirokazu Kore-Eda  – 117′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
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Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Il film racconta la difficile separazione di una coppia, soprattutto a causa del rapporto complicato che si sta creando tra il padre e il figlio. Ma la presenza della nonna come cardine della famiglia e l’arrivo di una tempesta daranno la possibilità di riscoprire il senso dei rapporti. Scritto dallo stesso regista, After the Storm è una commedia familiare in cui la definizione del genere cinematografico rischia di non restituire la capacità del suo autore di sfumare i sentimenti e il racconto. Kore’eda mette in scena una delle situazioni cardine del suo cinema, ovvero la famiglia spezzata e i tentativi più o meno impossibili di ricostruirla, ma procedendo per la linea sottile dell’understatement è in grado di riempire un nucleo tipico di risvolti e imprevisti, di trovare atmosfere dolci ed emozionanti dentro i luoghi e i personaggi. Quello di Kore’eda è un cinema che chiede allo spettatore di abbassare la voce e alzare l’attenzione, che diventa ficcante col passare dei minuti rischiando magari l’inattualità; ma se in prima battuta After the Storm pare accontentarsi della delicatezza del tratto senza la profondità dello sguardo, alla fine della proiezione lascia quel senso di pienezza e comprensione della vita (o almeno di quella porzione che ha raccontato) che appunto trapelava dal cinema dei maestri nipponici. L’affetto per bambini e vecchi (sempre straordinaria Kirin Kiki nel ruolo della nonna) e la diffidenza per gli adulti arrivano a scaldarsi in un finale di bellezza e sensibilità umoristica che mostra la facilità di scrittura e l’attenzione cinematografica di uno dei più sensibili cineasti nipponici contemporanei.

ANTROPOCENE - L'EPOCA UMANA

(Canada 2018) di Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, Edward Burtynsky – 87′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Il docu-film Antropocene – L’epoca umana, terzo atto di una trilogia che include Manufactured Landscapes e Watermark, testimonia, attraverso l’esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica, offrendo al pubblico un’esperienza provocatoria dell’ampiezza e dell’impatto della nostra specie.

Il trio Baichwal, de Pencier e Burtynsky firma un viaggio a tappe alle diverse latitudini indimenticabile e al contempo scioccante, che scaraventa il fruitore in un incubo ad occhi aperti che riflette e fa riflettere sul nostro operato.

Il risultato è un racconto fatto di immagini dal forte impatto visivo e di testimonianze difficili da digerire, accompagnato dalla voce narrante di Alicia Vikander, che nell’approccio alla materia e nella confezione mescola senza soluzione di continuità l’essenza dell’Herzog documentarista, lo spietato realismo del compianto Glawogger (vedi Workingman’s Death) e i lirismi di Malick.

EX LIBRIS - THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY

(USA 2017) di Frederick Wiseman – 197′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

La macchina da presa si aggira umilmente per i corridoi traboccanti di libri e per le sale dove ogni giorno si alternano incontri e conferenze. L’intento è osservare, non invadere, senza mai fermarsi alla superficie e scavando sempre più a fondo. Non ci sono interviste o voci fuori campo: ogni parola viene catturata durante il lavoro degli impiegati o nelle numerose iniziative quotidiane.

La New York Public Library viene descritta come un luogo pieno di vita, che si propone come polo di aggregazione per ogni etnia e ceto sociale. Ma Wiseman va oltre gli esempi virtuosi e descrive anche i problemi delle persone comuni, che faticano a partecipare ai corsi perché si alzano alle sei del mattino per lavorare, o andare a scuola, e rientrano alle otto di sera. Ex Libris – The New York Public Library è un film corale, travolgente, che scorre come un fiume in piena per tutte le sue tre ore e ventidue. Il vero protagonista è la platea, immersa in una realtà dalle mille sfaccettature. Gli addetti alle telefonate mantengono la calma quando dietro allo squillo di un apparecchio si nasconde un: “Cosa è un unicorno?”. E le persone di colore quasi si commuovono quando sentono parlare della loro schiavitù passata.

SOLE ALTO

(Croazia/Slovenia 2015) di Dalibor Matanic – 123′  Prezzo: 3,90 €

Giovedì, 1 aprile 
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Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Possono di più le divisioni create ad arte dagli uomini o i legami genuini che s’instaurano tra le persone? E’ la domanda elementare che sembra percorrere dall’inizio alla fine il croato Sole alto. Il lavoro di Dalibor Matanić è diviso in tre atti, corrispondenti a tre decenni distinti nella storia di un villaggio dei Balcani (1991, 2001, 2011). In scena, con variazioni minime, una relazione proibita tra una ragazza serba e un giovane croato. I nomi dei personaggi cambiano, ma gli attori che li interpretano sono sempre gli stessi (gli ottimi Goran Marković e Tihana Lazović) a suggerire probabilmente la ciclicità e l’universalità della vicenda raccontata.

Una visione metastorica, fisicista, consegnata a uno scenario (un villaggio di confine) indefinito, sospeso nel tempo e immerso in una luce calda, estiva, foriera di epifanie. Perfetta la chimica tra i due attori protagonisti: il modo in cui usano i corpi, si lanciano occhiate, si respingono e si annusano, ha un che di bestiale, autentico e straordinario. Bello il contrasto con la calma piatta della campagna intorno, il bagno d’inquietudine nella placida neutralità della natura. Il mondo per Matanić esisteva prima di ogni io, noi, loro. E’ intero sotto la grande ferita. Verità condivisibile. Non lenisce ma almeno, diceva qualcuno, ci renderà liberi.

LA BICICLETTA VERDE

(Arabia Saudita/Germania 2012) di Haifaa Al Mansour – 97′  Prezzo: 2,99 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Classe 1974, Haifaa Al Mansour è infatti la prima regista saudita nella storia del suo paese, che compie anche un’altra impresa: girare interamente un lungometraggio nel proprio territorio, e addirittura nella capitale, Riyad.
E lo fa con La bicicletta verde, in orignale Wadjda, dal nome della giovane protagonista del film. Dodici anni, lunghi capelli corvini sull’abito nero, cammina lungo le polverose strade della città zaino in spalla, dentro e fuori casa e scuola, dove dominano, con atteggiamenti molto diversi, due donne: la madre, dolce e premurosa, che la vuole futura donna consapevole, ma che deve tenersi anche stretto, lontano da secondi matrimoni nell’aria, il marito; la direttrice, corvo nero che vigila sull’educazione, soprattutto religiosa, e da qui anche sentimentale e dell’essere persona, delle sue giovani allieve. Wadjda ha le sue All Star ai piedi, sempre: addirittura quando le impongono di indossare scarpe più “consone”, decide di colorare le parti bianche di nero per renderle “giuste”. Ascolta musica “estera” a casa, e fa cassette con canzoni d’amore, e braccialetti con i colori nazionali, che vende di nascosto a scuola.
Non vuole stare alle regole. E anche per questo, dopo un piccolo sgarro – l’amico Abdullah le sottrae il velo, fuggendo via velocemente inforcata la bici -, lo vuole battere in una corsa su due ruote. Anche se le donne in Arabia Saudita non possono andarci, e neppure guidare: è sconveniente. Decide, per avere i soldi e comprarsene una, di fare una gara indetta dalla direttrice: di Corano, imparandone i versetti, e sapendoli dire e cantare…

DIAMANTINO - IL CALCIATORE PIU' FORTE DEL MONDO

(Portogallo/Francia 2012) di Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt – 92′  Prezzo: 2,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Con un mix di dramma, commedia surreale e fantascienza, la pellicola ci catapulta nel “mondo” di un calciatore, icona assoluta del rettangolo di gioco e simbolo dell’intero Portogallo, capace da solo di sfondare le difese più rocciose.

Nel momento cruciale della carriera però il suo genio si dissolve e cerca di dare un senso alla propria vita. Comincia in quel momento una folle odissea nella quale si confronteranno neo-fascismo, crisi migratoria, deliranti traffici genetici e ricerca sfrenata della perfezione.

GAUGUIN - VIAGGIO A TAHITI

(Francia 2017) di Edouard Deluc – 102′  Prezzo: 5,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Gli ultimi anni di Paul Gauguin furono a dir poco drammatici e controversi.
Pittore di grande fama e celebrità, egli era però anche povero, tormentato e sempre più depresso da un senso di fallimento, di prigionia che lo attanagliava e che fu alla base di quel viaggio che Edouard Deluc ripropone in Gauguin – Viaggio a Tahiti.
Vincent Cassel dona la sua spigolosa ed espressiva figura al grande artista francese, che in preda allo sconforto e alla disperazione, decide di prendere quanto può dalla sua ultima mostra (un fiasco clamoroso) e di partire per la Polinesia.
“Si caccia, si raccoglie, si dipinge!” è il motto con cui cerca di dare un senso alla sua volontà di fuga, che comporterà anche l’allontanamento (definitivo in ultima analisi) dalla famiglia, dalla prole, che non può seguirlo in questa sua ultima avventura.
Un viaggio che segnerà un risveglio sia artistico che personale, ma anche il riproporsi di cicliche difficoltà materiali ed esistenziali, in cercare il riscatto da un’esistenza in cui la morte lo tallona famelica.

ZOMBIE

(Italia 2020) di Giorgio Diritti – 13′  Prezzo: 2,50 €

Mercoledì, 31 marzo
Giovedì, 1 aprile
Venerdì, 2 aprile
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

È il giorno di Halloween. Camilla è fuori da scuola. Cerca con gli occhi il padre, ma ad aspettarla è la madre, Paola, che la porta in pasticceria e le dice di prendere quello che vuole: è un giorno speciale. Una volta a casa, Paola traveste la figlia da zombie: sta arrivando l’atteso momento del “dolcetto o scherzetto”. Un cappuccio con due fori sugli occhi le copre il volto. Passeggia per le vie del paese mano nella mano con la madre che, però, ha piani ben diversi.

 

Cortometraggio realizzato in chiusura del corso di sceneggiatura e regia curato da Giorgio Diritti per la Fondazione “Fare Cinema” di Marco Bellocchio, questo progetto ha preso vita tra le strade di Bobbio, in sei giorni di riprese, nel mese di novembre 2019.

COLLECTIVE

(Francia/Lussemburgo 2019) di Alexander Nanau – 109′  Prezzo: 7,99 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Colectiv di Alexander Nanau, fuori concorso a Venezia76, è un documentario. Potrebbe non sembrarlo, tanto puntuali e sconvolgenti sono le svolte che prende la trama, ma è la rappresentazione di una storia vera, di un’inchiesta giornalistica seguita dall’occhio intermediario del regista.

Prende il via dal tragico incendio del Colectiv, night-club rumeno teatro di una terribile vicenda, la cui risonanza nazionale porta nel 2015 alle dimissioni di un governo e alla formazione di un altro, temporaneo e interamente tecnico, il primo della storia del Paese.

Durante i mesi successivi, un giornalista della stampa sportiva si imbatte in un caso che scoppia e si tramuto in scandalo della Sanità, quando scopre che fornitori di medicinali hanno diluito i propri disinfettanti molto più di quanto permesso e provocato gravi infezioni nei casi di ustione. E questo è “solo” l’inizio della pista, dove lo condurrà, sempre che riesca e voglia percorrerla fino in fondo?

Da una parte, è un anno senza precedenti per la Romania, come percepito dagli stessi non-attori, dal punto di vista politico e sociale (lo stesso propagarsi di scandali tramite rivelazioni giornalistiche è una novità). Dall’altra, però, segna una riconferma, un grave sigillo su un sistema invece profondamente radicato e, nell’analisi che ne fa il regista, ineradicabile.

Se anche il giudizio della pellicola si dovesse, e non deve, astrarsi da ciò, comunque tale giudizio ne uscirebbe positivo. Il racconto non deroga mai la propria cifra stilistica, il proprio nucleo ad espedienti tipici del medium: resta perfettamente mimetico al linguaggio cinematografico nel susseguirsi di svolte, nella finissima e consapevole mano del regista, nella recitazione in-credibile, ovvero che non necessita di essere creduta eppure è creduta lo stesso, nella struttura che si divide a metà tra due protagonisti e funziona comunque. Neanche missaggio e post-produzione osano percorrere la via, più che mai tentatrice, della musica (rarissimamente diegetica, altrimenti assente).

Perché la storia è già potentissima, e tristemente drammatica, così com’è. Impossibile non ritrovarsi scioccati e spaventati al suo cospetto, riflettendoci anzi nei volti reali, umani come quelli di chiunque, e ri-vivendo eventi terribili come il volto di nessuno. Un male sconosciuto e fin troppo familiare.

PARTISAN

(Australia 2015) di Ariel Kleiman – 98′  Prezzo: 3,00 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

L’ ottimo Vincent Cassel è una sorta di pifferaio magico che convince un esercito di madri e di figli a seguirlo in una città-bunker ricavata tra le rocce di un altipiano qualunque di una città sconosciuta in un tempo imprecisato. Tutti parlano inglese, ma hanno nomi slavi e nulla denota effettivamente alcunché. Il pifferaio Cassel, che sfodera una performance tanto sublime quanto ributtante, convince i suoi ospiti che là fuori c’è un mondo marcio, violento, che non vede l’ora di fargli del male. Le donne, madri-sole presumibilmente vittime di abusi, non hanno bisogno di troppe parole per essere convinte e accettano il pifferaio come guru, amante, protettore e padrone. Con i bambini il gioco è anche più facile: la maggior parte di loro è stato preso in età prepuberale e non ha conosciuto altro mondo che quello offertogli dal loro “padre” e maestro.
Tutti sembrano andare d’amore e d’accordo ma non è così, perché il guru è un “para-guru” (Dagospia ha traviato anche noi, sic!) e si serve dei propri protetti per fini più oscuri – ogni tanto qualcuno viene mandato là fuori per “sistemare” i nemici – e perché a un certo punto fa l’errore imperdonabile di far entrare nel proprio regno un giovane neofita ribelle, che ne minerà l’autorevolezza compromettendone l’autorità.

LE SORELLE MACALUSO

(Italia 2020) di Emma Dante – 89′  Prezzo: 7,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Ultimo piano di un palazzo alla periferia di Palermo, con affaccio sul mare. Ci vivono le Sorelle Macaluso: Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia raccontate da Emma Dante nel film che poggia il proprio sguardo, intimo e nostalgico, sull’esistenza di queste cinque sorelle, nate e cresciute in questa casa che porta i segni del tempo come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La spensieratezza e i balli dell’infanzia si interrompono quando un tragico incidente (svelato nella sua interezza solo a fine film) recide un’esistenza, ma come i colombi che popolano in continuazione l’appartamento – creature che le ragazze affittano per feste e matrimoni – quella stessa esistenza non abbandonerà mai l’abitazione né le altre sorelle. Il passaggio all’età adulta è giocoforza tratteggiato con sfumature più buie, dolorose, problematiche come la solitudine e la malattia non scalfivano all’epoca le giornate luminose e gioiose al Charleston, il ristorante-stabilimento balneare: Battiato canta Inverno di De André mentre vediamo le cinque ragazzine che raggiungono la spiaggia, poi Gerardina Trovato con Sognare, sognare ne sottolinea diegeticamente quel ballo collettivo in riva al mare: “Vivere adesso e non domani”… Già, perché domani quei baci rubati nel vuoto assolato dell’Arena Sirenetta saranno solo un ricordo, come del resto i bagni segreti sotto la palafitta del Charleston: ora bisogna capire come fare con la casa, dove Pinuccia ancora vive con la “pazza”, tra chiavi “appizzate” e amplessi rubati. “Sei bellissima”, si sente dire ancora Pinuccia dalla piccola Antonella mentre si trucca allo specchio, Maria fantastica invece di darle i Kinder come in passato: l’immagine della sorella che non c’è più, ferma nel tempo, tiene ancora in piedi tutto, la casa, le altre donne.

LA BELLE EPOQUE

(Francia 2019) di Nicolas Bedos – 110′  Prezzo: 4,90 €

Giovedì, 1 aprile 
Venerdì, 2 aprile 
Sabato, 3 aprile 
Domenica, 4 aprile 
Lunedì, 5 aprile 
Martedì, 6 aprile

Tornare, riavvolgere. Cinema che sfida il tempo, che vuole superare il presente e lanciarsi nel passato. La realtà che si mescola con la finzione, il teatro che si fonde con il grande schermo. Come? Miracoli della tecnologia. Un’azienda soddisfa le richieste di clienti facoltosi, li riporta a qualsiasi momento storico che desiderano. Hitler, Hemingway, possono incontrare chiunque vogliano. Al bancone di un bar, in un ricco palazzo, basta qualche migliaio di euro per vivere la propria Midnight in Paris (anche se qui siamo a Lione).

Ovviamente è tutto finto, ricostruito in studio, con figuranti pronti a interpretare un importante politico o la bionda dei tuoi sogni. La belle époque è il titolo della nostra “avventura”. Non si riferisce all’epoca a cavallo tra Ottocento e Novecento, ma al periodo migliore di ogni esistenza (nel film è anche il nome di un locale). Per Victor sono gli anni Settanta, quando per la prima volta ha iniziato a corteggiare la bella Marianne. Oggi il matrimonio è in rovina, i due sono lontani. L’unica soluzione è riabbracciare il 1974, quella notte in un cafè dove è scattata la scintilla.

Partenza da commedia francese alla Assayas: dialoghi pungenti, cene complicate, dove i commensali vorrebbero accoltellarsi invece di mangiare insieme. Poi il ritmo cambia, il montaggio si fa più veloce, le scenografie sontuose. Gli anni Settanta prendono vita, in un palcoscenico alla Joe Wright dove tutto è in continuo movimento. Attori, luci, macchine, pareti. Nonostante lo spirito malinconico, La belle époque incarna l’animo frenetico del contemporaneo.